Ai tempi della
Scuola Romana dei Fumetti, Cinzia Mascoli, attrice e docente della Scuola, mi propose un lavoro a cui non rinunciai: partecipare ad un documentario dal titolo "Le parole necessarie". Attraverso interviste a persone note e non note, il documentario descrive una necessità: quella della parola usata come antidoto. Poeti, attori, attrici, sceneggiatori, cantautori, insegnanti, scrittori, gente comune raccontano e si raccontano attraverso le loro parole.
Tra i tanti intervistati Giorgio Tirabassi, Franca Valeri, Edoardo Sanguineti, Piera Degli Esposti.
Vi posto degli stralci della mia intervista:
1) Quali parole non hai detto?
Un intero mondo. Io me la cavo meglio a scrivere dove ho trovato la mia dimensione. Il vero Daniele è quello che scrive al pc... lì il vero Daniele diventa complesso, ricoprendosi di mille sfaccettature. Una volta, un’amica mentre chattavamo mi ha definito "creatura magica", un paragone che non mi era mai stato fatto e, quindi, mi ha emozionato molto riceverlo... Credo che le mie pozioni magiche risiedano nelle parole, se le sento premere e vogliose di uscire in particolari situazioni e con determinate persone... Questo perché lì c'è un tam tam che sento pulsare da entrambe le parti e su questi battiti, che si sviluppano e crescono d'intensità, imposto una conversazione... Mi piace ascoltare il suono che dà ogni singola parola e il suo diverso significato che mi sa trasmettere sempre qualcosa... Avvertendo i loro toni, riesco a sfumare le parole per renderle più delicate... più gentili... più dolci... più alterate, ma la base di questa melodia risiede nelle parole dell'interlocutore e su queste dirigo i fili di una chiacchierata. In questo, sono supportato dal mio lavoro di sceneggiatore che mi impone di lasciare la banalità agli altri. Praticamente, faccio viaggiare chi riesce a pizzicare le giuste corde dentro il mio universo fino a portarli negli angoli più remoti.2) Quali parole, dette o ascoltate, ti hanno fatto bene? Quali parole, dette o ascoltate, ti hanno fatto male? Prima di dire che delle parole dette facciano star bene, bisognerebbe trovare qualcuno disponibile per ascoltarle… altrimenti, se il ricettore non funziona, è come parlare al vento e la trovo una cosa decisamente inutile. Ma per fortuna, sentendo il bisogno di raccontare e raccontarmi, sono riuscito ad abbattere anche questa barriera trovando nei fumetti un portale disposto ad accogliere veramente le mie parole per farle conoscere. Lì, posso cercare e riversare quei tasselli che, incastrati insieme, andranno a comporre il puzzle della mia personalità, in continuo aggiornamento. Quindi, è una ricerca perpetua… una specie di caccia al tesoro che faccio all’interno di me stesso e quando trovo un doblone da poter inserire in una storia a fumetti (che viene accettata), mi fa stare meglio. Però mi fa star male quando sento che qualcuno usa le parole a vanvera, senza sapere cosa dice… Così, mi sembra che le disprezzi e le getti nella spazzatura, non capendo e non dandole il giusto valore. Chi butterebbe mai un gioiello dall’inestimabile valore? Credo nessuno, eppure c’è chi lo fa con le parole, il cui prezzo è di gran lunga superiore a qualsiasi bene materiale…
3) In quali parole, dette o ascoltate, hai trovato le tue “parole necessarie”?
Sinceramente, non ho ancora trovato le mie parole necessarie e vorrei che la caccia fosse ancora lunga, poiché se si raggiunge subito una necessità cosa rimane dopo? Null’altro che un appagamento che, col tempo, porta alla noia e se c’è noia si abbandonano quelle parole per cercare altre necessità. Io mi sono “sposato” con le parole e, per questo, mi vorrei divertire il più possibile con loro svestendole lentamente e, sotto ogni lembo che scopro per trovare nuove parole, deve esserci una sorpresa che mi spinga a proseguire la ricerca. È una specie di gioco, se arrivassi alla fine, il gioco terminerebbe e io non vorrei mai smettere di “giocare” con le mie parole. Le tre domande sono state un pretesto per costruire un percorso: partendo da ciò che è rimasto taciuto si arriva a ciò che invece, se detto, ha confortato, ha lenito una ferita, ha allentato una tensione nel corpo, ha chiarito un rapporto, ha riscattato un'ingiustizia, ha guarito.
Parole che diventano il codice d'accesso per andare oltre le parole.
L'audiovisivo di 25 minuti è stato trasmesso alla Casa del Cinema di Roma il 18 marzo 2007, ed è stato corredato da alcuni disegni di
Ketty Formaggio estrapolati dal mio soggetto "Sentirsi Diversi". Questi, due suoi disegni apparsi nel documentario: